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4° Convegno


Marcatori Immunologici

 

l nostro sistema immunologico, molto complesso e variegato, è in grado di difendere l’organismo da tutto ciò che può offenderlo (virus, batteri, ecc.). Non sempre tuttavia il sistema funziona perfettamente ed in certi individui oltre alla sua funzione specifica di difesa, finisce per non riconoscere più un costituente fondamentale, aggredendo qualche cosa di normale. Insorge così una malattia auto-immune, che può colpire qualsiasi organo, tra cui la tiroide, il fegato, i reni, i surreni, le gonadi, il pancreas, il colon, la cute e l’intestino.

Molteplici fattori possono scatenare questo comportamento autodistruttivo:

  • endogeni, quali il sesso, l’età, la razza, lo stato ormonale, la gravidanza

  • esogeni, quali la dieta, le infezioni, lo stress, i farmaci, le tossine, il fumo, i raggi UV

  • genetici.

Dalla combinazione di tutti questi fattori discende la predisposizione dell’individuo verso situazioni patologiche, che hanno una probabilità di manifestarsi tanto più alta quanto maggiore è il numero di fattori favorevoli (tra quelli sopra citati)

Per quanto riguarda il diabete i fattori genetici che predispongono all’insorgere della malattia sono presenti in oltre il 40% della popolazione, ma fortunatamente solo pochi individui svilupperanno effettivamente la malattia nel corso della vita. Un ruolo fondamentale nel determinare l’insorgere della malattia è svolto dal cromosoma 6, unitamente ad altri 5 o 6 geni presenti in altri cromosomi.

Nell’ambito di una famiglia la predisposizione al diabete, che peraltro non significa la certezza di contrarre la malattia, è più alta per chi ha le stesse caratteristiche genetiche di un individuo già colpito dalla stessa patologia: ne deriva che è importante e utile conoscere il patrimonio genetico di ciascuno per poter tenere sotto controllo la condizione fisica di un individuo, così da cogliere fin dalle primissime fasi l’eventuale insorgere della malattia, evitandone gli scompensi acuti e prevenendone le complicazioni.

Il bersaglio del sistema immunitario è l’insula pancreatica, che comprende 4 tipi di cellule: tra queste le cellule b producono l’insulina, le cellule a il glucagone, le rimanenti 2 producono altri ormoni.

L’infiltrazione di alcuni linfociti nell’insula provoca la distruzione delle cellule b, in un processo lento che impiega mesi o anni per arrivare a compimento. All’esordio sintomatico della malattia al pancreas rimangono solo 10-15% di cellule b ancora funzionanti.

Nel contempo si formano nel sangue anticorpi anti-insula (“ICA”) che reagiscono contro l’insula pancreatica: scoperti nel 1974 dal prof. Bottazzo, sono presenti nel 60-70% dei diabetici all’esordio della malattia e poi pian piano scompaiono, tanto che con il passare del tempo la loro ricerca dà esito negativo.

Dopo la scoperta degli ICA, altri autoanticorpi sono stati riscontrati nel siero dei soggetti diabetici all’esordio della malattia: anticorpi anti  GAD, anticorpi anti insulina, anticorpi anti tirosinfosfatasi (IA2).

La conoscenza e la misurazione di questi marcatori è utile in molti casi per meglio diagnosticare una situazione patologica: all’esordio di un episodio di un diabete (per accertare che si tratti effettivamente di  un malattia auto-immune), dopo un trapianto di insule (come segnale di eventuali attacchi contro le insule trapiantate), in soggetti iperglicemici o con scarsa tolleranza al glucosio, nelle donne con diabete gestazionale e nel corso di iperglicemie transitorie.

La ricerca dei 4 marcatori prima citati in pazienti all’esordio di un diabete rivela che oltre il 90% di soggetti è positivo, consentendo così una buona conferma della diagnosi, mentre solo il 10% dei diabetici fornisce risultati negativi.

La ricerca è anche consigliata nei familiari di pazienti diabetici, in bambini in età scolare ed in pazienti affetti da altra malattia auto-immune o sottoposti a cure particolari (interferone). Da ricerche effettuate su soggetti sani è risultato che i predetti anticorpi sono presenti con frequenza compresa tra 15% e 46% in familiari di persone con il diabete, tra 0.2% e 4.5% nei bambini in età scolare, tra 2% e 3% in pazienti già affetti da altra malattia auto-immune, di circa 1.4% in pazienti in terapia con interferone.

La presenza di un alto titolo dell’anticorpo ICA è indice di maggiore probabilità di sviluppare la malattia. Una recente ricerca ha provato che nessun soggetto del gruppo di controllo con valori di ICA inferiore a 4 JDF ha sviluppato la malattia. La probabilità di ammalarsi è invece direttamente correlata al numero di marcatori risultati positivi: indicativamente è pari al 20% per soggetti che hanno due marcatori positivi, del 70% con tre e del 100% con tutti i 4 marcatori positivi (in quest’ultimo caso tutti i soggetti sottoposti a controllo hanno sviluppato la malattia nell’arco di 4 anni).

 

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